Continuano ad emergere altri dettagli dagli atti dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano sul prelievo di migliaia di informazioni sensibili da banche dati strategiche nazionali e sul dossieraggio.
“Non è esagerato affermare che si tratta di soggetti che rappresentano un pericolo per la democrazia di questo Paese”. Lo scrive il pm di Milano Francesco De Tommasi negli atti dell’indagine sul gruppo che fabbricava dossier. Il pm parla di “soggetti pericolosissimi perché, attraverso le attività di dossieraggio abusivo” con “la creazione di vere e proprie banche dati parallele vietate e con la circolazione indiscriminata di notizie informazioni sensibili, riservate e segrete, sono in grado di ‘tenere in pugno’ cittadini e istituzioni” e “condizionare” dinamiche “imprenditoriali e procedure pubbliche, anche giudiziarie”.
“Noi l’abbiamo spedita a venti persone, più tre mail, una mail intestata a Mattarella, con nome e cognome che se vanno a vedere l’account è intestato al Presidente della Repubblica”. Questo dice Nunzio Samuele Calamucci a Carmine Gallo, entrambi arrestati nell’ambito dell’inchiesta di Milano sui dati rubati. Da quanto si è appreso agli atti dell’indagine al momento esiste solo questa intercettazione che fa riferimento al Presidente della Repubblica. Calamucci e Gallo, scrivono i magistrati, “lasciano intendere – di aver intercettato (…) un indirizzo email assegnato alla massima carica dello Stato, il Presidente Sergio Mattarella o comunque di essere riusciti (…) a utilizzare abusivamente o a clonare il predetto account”.
Ci sono anche il Presidente del Senato Ignazio La Russa e il figlio Geronimo tra le persone finite nel mirino della rete di presunti spioni guidata dal super poliziotto Carmine Gallo, ai domiciliari, e da Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano. Dagli atti dell’indagine della Dda milanese spunta una intercettazione del maggio 2023 in cui Pazzali, negli uffici della sua società di investigazioni, chiede ai suoi di fargli un report sulla seconda carica dello stato: “Ignazio La Russa!”, “diciotto luglio. esatto, abita in..” “E metti anche un altro se c”è… eh… come si chiama l’altro figlio? Eh…Geronimo” .
Una ‘circostanza di una certa gravita”, scrive la Procura di Milano negli atti dell’inchiesta sui dossieraggi, e’ la ‘presenza’ in una chiavetta Usb di Nunzio Samuele Calamucci, hacker arrestato, ‘di dati che apparentemente, ad una prima analisi, risultano classificati’, come un documento ‘formalmente riconducibile all’Aise’, servizio segreto italiano per l’estero, classificato ‘riservato’ e risalente al 2008-2009 sulle ‘reti del Jihad globale’. I carabinieri sono riusciti ad estrapolare da remoto, nel 2023, alcuni file mentre Calamucci aveva la Usb collegata al suo pc e molti erano ‘riconducibili’ ad un ex carabiniere indagato.
La Procura di Milano che, assieme alla Dna, indaga sul caso delle banche dati strategiche nazionali “bucate” da un “gruppo” che fabbricava dossier, effettuerà anche approfondimenti sulla presunta vendita di dati e informazioni sensibili verso l’estero, per verificare l’eventualità che siano finiti in altri Paesi. E’ uno dei temi delle indagini che vanno avanti dopo le misure cautelari eseguite due giorni fa. Indagini che passeranno anche attraverso consulenze informatiche, disposte dai pm, sui dispositivi e sui pc sequestrati agli arrestati e agli altri indagati.
A quanto si apprende, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha dato mandato al capo della polizia, Vittorio Pisani, di acquisire dall’autorità giudiziaria gli atti di indagine utili per avviare verifiche “su ipotizzati accessi abusivi alle banche dati del ministero o sull’utilizzo illecito delle stesse”. Su questo fronte peraltro, viene aggiunto, “sta operando al Viminale una commissione di specialisti già in precedenza istituita dal ministro anche per definire eventuali ulteriori misure e procedure a protezione delle strutture informatiche interforze”.
Nunzio Samuele Calamucci avrebbe avuto “a disposizione” un “hard disk contenente ottocentomila Sdi”, ossia informazioni acquisite dalla banca dati delle forze dell’ordine “Ottocentomila Sdi, c’ho di là”, diceva intercettato parlando lo scorso gennaio con l’ex poliziotto Carmine Gallo, anche lui arrestato In un’altra conversazione del novembre 2023, Calamucci avrebbe avuto la preoccupazione di “mettere da parte”, ossia trasferire dati, di “sei, sette milioni di chiavette che c’ho io”. Aveva una “mole di dati da gestire – scrivono i pm – enorme, pari almeno a 15 terabyte”. Lo si legge negli atti dell’inchiesta della Dda di Milano.
“Carmine è a rischio perquisizione, quindi noi non dobbiamo lasciare qua nessun materiale estraneo.” E’ una delle intercettazioni nella richiesta di arresti della Dda di Milano nell’indagine che ha smantellato una rete di spioni che, guidati dall’ex super poliziotto Carmine Gallo, e con il benestare di Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera, avrebbe confezionato su commissione dossier illeciti setacciando le banche dati strategiche nazionali. Il gruppo aveva adottato la “pratica usuale” di eliminare i “dati abusivamente esfiltrati”. Molti sono i dialoghi in cui si dice di “far sparire tutto” perchè “non si sa mai”.
‘Le dimissioni del Presidente della Fiera Enrico Pazzali mi sembrano un fatto inevitabile. Cio’ che emerge dalle intercettazioni e’ infatti assolutamente sufficiente, anche totalmente a prescindere dall’evolversi della vicenda giudiziaria, a rendere incompatibile la presenza di Pazzali ai vertici di un ente tanto rilevante’. Lo dichiara Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in Consiglio regionale della Lombardia e componente della segreteria nazionale dem. ‘Il fatto poi che un uomo di punta della destra lombarda, perfino immaginato da piu’ parti come un possibile candidato sindaco alle prossime elezioni comunali milanesi, sia finito in questa vicenda tanto torbida e inquietante non puo’ essere minimizzato dallo stesso presidente Fontana – ha aggiunto – La lotta nel fango nella destra che emerge dalla lettura delle intercettazioni e’ qualcosa di gravissimo che colpisce l’autorevolezza delle istituzioni’.
Sulla vicenda del dossieraggio è intervenuto anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani: ‘Quando noi parliamo di un impegno forte sulla sicurezza, riguarda la sicurezza nelle nostre strade ma anche la sicurezza dei nostri dati riservati. Utilizzare dati che non dovrebbero essere diffusi diventa un reato, poi vengono utilizzati per battaglie interne, per battaglie politiche. Questa storia dei dossier e’ inaccettabile, noi lo diciamo da tempo. Anche l’uso delle intercettazioni e’ una vergogna finalizzato alla pubblicazione’. Così Tajani, commentando con i cronisti, a margine della convention di Forza Italia a Santa Flavia (Palermo), l’inchiesta della magistratura a Milano.
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