“Non si combatte un’inflazione esogena continuando ad alzare i tassi di interesse, perché poi a pagare un prezzo è la crescita. In Italia e in Europa si abbatte l’inflazione mettendo il tetto al prezzo del gas, non mettendo il tetto al costo del denaro”. Così Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri intervenendo alla due giorni di Feuromed in corso Napoli.
“Nella sua indipendenza – ha aggiunto Tajani – consiglierei maggiore prudenza alla Bce, come hanno fatto molti rappresentanti di quella libera istituzione perché questo influisce anche sull’azione del Mediterraneo, dove le imprese devono essere messe in condizione di poter competere”.
Putin ritiri truppe da Ucraina, favorirebbe la pace – “Credo che come prima reazione Putin dovrebbe ritirare le truppe russe dall’Ucraina, sarebbe la cosa più giusta che favorirebbe la pace e sarebbe un segnale positivo per tutti”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, commentando il mandato d’arresto emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja nei confronti del Presidente russo in quanto “responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle zone occupate dell’Ucraina in Russia”. Parlando a margine di Feuromed, Tajani ha sottolineato che “i crimini di guerra devono sempre e comunque essere perseguiti dalla giustizia. Bisogna sempre accertare i fatti e i responsabili, dopo un processo, devono essere condannati soprattutto quando i crimini di guerra sono compiuti nei confronti di bambini che devono sempre essere tutelati in maniera anche superiore agli adulti perché non hanno possibilità di difendersi come potrebbero e vorrebbero”. “Bisogna lavorare per la pace in Ucraina ma dobbiamo capire che la pace non può essere la resa dell’Ucraina”, ha aggiunto.
Con instabilità dell’area del Mediterraneo si rischiano migliaia di morti – “L’area del Mediterraneo vive una fase di instabilità. C’è un rischio di crisi migratorie enormi con migliaia di morti da quelle rotte, oltre che da quelle balcaniche”. E’ il rischio paventato dal vicepremier a Napoli assicurando che “Stiamo lavorando perché la presenza italiana sia più forte in questa parte del mondo, guardando all’Africa non con l’occhio del colonizzatore, ma con quello del popolo amico, aiutando e favorendo la crescita di quei territori per poi acquistare materie a prezzi vantaggiosi ma solo in virtù di accordi sottoscritti”.
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