Lo ha provato per intero, con tanto di monitor, almeno tre volte, in tre città diverse e con tre fusi orari diversi. E’ il discorso della vita per Kamala Harris, quello che aspettava di pronunciare dal 2020 quando tentò di candidarsi alla nomination democratica e fu sconfitta da Joe Biden, e che ora non può sbagliare.
A soli 75 giorni dal voto, la vice presidente ha capito subito dopo essere stata scelta dal commander-in-chief che quello d’accettazione e i dibattiti a settembre sarebbero stati i momenti chiave della sua breve corsa alla Casa Bianca, quelli in cui si gioca il tutto per tutto.
Per questo il suo intervento verte sui temi a lei più cari: la sua storia di figlia di immigrati della classe media, la sua carriera da procuratore, la sua visione di gioia e speranza in contrasto con l’oscurantismo e le divisioni di Donald Trump – non a caso il tema della serata è ‘For our Future’ – e la rivendicazione del patriottismo come un valore dei democratici e non solo appannaggio di un certo estremismo di destra.
Ma c’è spazio anche per l’immigrazione, uno dei temi caldissimi di questa campagna, e per la guerra a Gaza, altra nota dolente dell’amministrazione Biden sulla quale finora la candidata non ha voluto sbilanciarsi. Il principale autore del discorso che sancirà la nomination della prima donna nera e sud-asiatica nella storia degli Stati Uniti è Adam Frankel, ex speech writer di Barack Obama e ora stretto consigliere di Harris. Ma persone informate riferiscono che la vice presidente ha rivisto il discorso riga per riga dando il suo contributo e modificandolo. E poi lo ha provato almeno tre volte, qui a Chicago nell’albergo in cui alloggia – il Park Hyatt hotel – all’Howard University di Washington, il più prestigioso college per neri d’America e in Arizona, durante la sua prima visita nello Stato in bilico.
Nel giorno del suo decimo anniversario di matrimonio con Doug Emhoff, la “guerriera gioiosa” è pronta e consapevole che questo intervento le offre la possibilità di rivolgersi ad un pubblico più vasto, soprattutto indipendenti e moderati, di cui ha bisogno per vincere a novembre visto che la gara è ancora molto serrata.
Negli ultimi sondaggi la vice presidente supera il tycoon di tre o quattro punti e ha persino riconquistato posizioni negli Stati cruciali e in bilico come Michigan, Wisconsin e Pennsylvania. Se vuole sconfiggere Trump, tuttavia, Harris deve riuscire nel difficile compito di presentarsi come una leader nuova, nonostante faccia parte di dell’amministrazione uscente, e allo stesso tempo contrastare l’immagine di “pericolosa estremista” che il tycoon e JD Vance stanno cercando ad affibbiarle. Per questo ha mitigato alcune delle posizioni più progressiste della campagna presidenziale 2020.
Tra i relatori che scaldano il palco dello United Center prima del momento clou ci sono l’astro nascente dei democratici, la governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer, e il senatore dell’Arizona Mark Kelly, in corsa fino all’ultimo per essere nominato numero due di Harris; il senatore della Pennsylvania Bob Casey e la senatrice del Wisconsin Tammy Baldwin.
Poi le testimonianze della deputata della Georgia Lucy McBath, il cui figlio diciassettenne è stato ucciso in un tragico episodio di violenza delle armi, e Gabby Giffords, l’ex deputata dell’Arizona sopravvissuta a un tentativo di omicidio, insieme ad altri sopravvissuti di questa piaga americana. In questo contesto si inserisce l’intervento dei cosiddetti ‘Tennessee Three’, i tre deputati espulsi dalla Camera statale dopo aver chiesto un’azione sul controllo delle armi.
Per quanto riguarda, invece, la parte musicale, dopo Stevie Wonder e John Legend la star dell’ultimo giorno della convention è Pink, da mesi impegnata nella lotta per i diritti riproduttivi.
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